Dopo aver letto, nell’ultima newsletter dell’ISAPS, un editoriale del medico statunitense Bob Aicher sulla “foto pirateria”, sono stato stimolato a scrivere alcune riflessioni personali sull’argomento e in particolare sulla Fotografia Clinica.
Ho sempre ritenuto, fin dall’inizio della mia professione, che la Fotografia Clinica rappresentasse uno strumento indispensabile nelle mani del Chirurgo Plastico.
Ecco un elenco di quelli che secondo me dovrebbero essere gli obiettivi che il Chirurgo Plastico si prefigge con l’utilizzo della Fotografia Clinica:
– documentazione a scopo medico legale
– documentazione a scopo didattico
– documentazione a scopo autocritico
– documentazione a scopo progettuale
– documentazione a potenziamento o meno della propria autostima
In qualsiasi dei sopracitati obiettivi, il presupposto è che la Fotografia Clinica sia attendibile, correttamente e ripetitivamente eseguita, e di buona/ottima qualità visiva.
Nei decenni passati, nei Congressi Internazionali ai quali assistevo, mi vergognavo nell’ascoltare alcune pessime o scadenti presentazioni da parte di colleghi che non facevano altro che far apparire ai partecipanti il relatore modesto ed inaffidabile, o comunque poco attendibile anche se a volte esprimeva concetti interessanti.
La cosa appariva ancora più grave quando proveniva da ambienti universitari o di ricerca.
Per questo dovrebbe essere un dovere dei corsi di specializzazione, inserire nei loro programmi argomenti di perfezionamento in questo campo, come pure di speech.
L’avvento del digitale ha favorito il compito del Chirurgo Plastico. Da anni, infatti, non dipendiamo più da un professionista, e possiamo visionare ed archiviare immediatamente la documentazione in nostro possesso.